Biografia
Luigi Sergi nato a Presicce (LE) nel 1952, vive e lavora a Novara. Le origini salentine segnano profondamente la sua produzione artistica attraverso la luce ampia e diffusa che rispecchia l’assolato paesaggio del Sud, i colori della sua terra e i pigmenti che si sono sedimentati nella sua opera, mai in modo passivamente figurativo. Anzi, come ben sottolinea Lionello Mandorino (Maglie 1976): “In Sergi le larghe pennellate e i caldi colori caratterizzano il movimento costante e la liricità ispirativa dell’opera permeata da essenzialismo figurativo”
Sergi inizia l’attività artistica nel 1970, periodo in cui risale la sua prima personale, dedicandosi contemporaneamente alla pittura e alla scultura e frequentando l’Istituto d’Arte e l’Accademia di Belle Arti di Lecce, dove si diploma in scultura nel 1975.
Terminati gli studi, si trasferisce a Roma dove rimane fino al 1978 e nella capitale inizia una ricerca sul modulare e sulla psicologia della forma, approfondendo il suo percorso anche attraverso il confronto con alcuni artisti, avvicinandosi in particolar modo alle opere di Rocco Coronese e di Corrado Cagli. L’arte di Sergi si va definendo non solo attraverso questi incontri, ma anche grazie alla rielaborazione personale di vari movimenti artistici: cubismo, astrattismo, arte informale, pop art, concettualismo, fino all’esperienza optical.
Dopo la parentesi romana si stabilisce in provincia di Novara ed assume l’incarico di docente di Materie Artistiche, continuando la sua sperimentazione tecnico-pittorica e superando i confini canonici dell’opera, facendo entrare lo spazio reale nel quadro e il quadro nello spazio reale ed è così che: "…i semplici limiti orizzontale e verticale del piano pittorico sono diventati una sorta di puro ambiente evocativo della memoria del ricordo e poi della semplice emozione; una sorta di paesaggio lunare vibrato di luci e ombre, formalmente imparentato con una delle fasi di Corrado Cagli…" (Marco Rosci, Orta San Giulio 1983).
Nel 1980 si trasferisce definitivamente a Novara dove incontra quasi subito il critico Giovanni Quaglino con il quale stabilirà un profondo rapporto di amicizia. Sarà proprio il critico a seguirlo nella sua carriera e ad incoraggiarlo ad esporre le opere relative alla ricerca condotta negli ultimi cinque anni di lavoro. Nel 1982 espone in diverse mostre personali e collettive che testimoniano una matura acquisizione delle esperienze artistiche e, nel contempo, si va sempre più definendo un modo di dipingere basato sull’intuizione, su un rapporto quasi fisico con la tela.
Nel 1983 per il Comune di Borgoticino realizza nell’atrio della scuola media un grande pannello pittorico-decorativo, attraverso il quale si coglie il ritorno dell’artista al suo passato figurativo interpretato con un intreccio di gradazioni cromatiche. Contemporaneamente Sergi indirizza l’attenzione anche verso un percorso conoscitivo nuovo: la poetica del “pacco”, metafora della vita in quanto mistero, enigma o sorpresa che, forse, vale la pena non svelare. La poetica del pacco-opera d’arte offre spunti di riflessione sulla difficoltà di interpretare la realtà e sulla necessità di indirizzarla, penetrandola, attraverso forme non immediatamente decodificabili.
Nel 1998 Sergi costruisce pacchi veri che spesso vengono anche spediti e, come spiega lo stesso artista: "…il pacco nasconde un’opera, ma potrebbe anche essere semplice contenitore vuoto, cioè opera d’arte esso stesso: chi lo possiede deve decidere se tenerlo come gli è giunto oppure aprirlo, scoprendo il contenuto, di cui non è però certo dell’esistenza. Nel caso esso mancasse, il proprietario avrebbe vanificato l’oggetto, condotto dalla sua curiosità in un inedito gioco d’azzardo, dove creazione-illusione-distruzione si susseguono con inevitabile necessità. Il gesto diventa rischio: rivelazione di un qualcosa nascosto o annientamento irreversibile, scoperta gioiosa o amara sorpresa. E il pacco assume quasi i connotati di una metafora di tanti momenti della nostra esistenza: attraenti quando sono ancora celati nel futuro, spesso deludenti quando si vivono".
Nel 2003 la rivista internazionale “Italiaimballaggio” gli dedica sul tema del pacco, la copertina del mese di Giugno con un the cover. Nel 1990 apre per la prima volta ai visitatori lo studio di via Zanoia, con la mostra “Aggregazioni” e l’anno seguente il Comune di Presicce gli organizza una grande mostra antologica nell’ex Convento dei Carmelitani, mentre nel 1997 insieme all’Associazione Prospettive gli assegna il “Premio Città di Presicce” per i meriti conseguiti in campo artistico in oltre vent’anni di attività. I suoi dipinti propongono una nota surreale “che aleggia e domina gli spazi diversificati nella loro ambientazione e nella poetica coloristica che li governa e trasmuta in particolari ritmi e finezze, per divenire cielo, materia, sogno, libertà e purezza stilistica” (Giuseppe Vese, Lecce 1988).
Ma: “gli incastri geometrici, sovrapposizioni colorate in tinte mai sbiadite e neppure irruenti…sono amalgamati con astuzia e precisone, tanto che non ci vuole molto per rimanere stupiti osservando le tele anche per la prima volta” (Fabrizio Morea, Orta 1983). L’artista, utilizzando l’acrilico e lo smalto, li fonde integrandoli in modo organico per farne strumenti di costruzione di un’arte astrale, slancio verso la libertà e il sogno che acquisisce visibilità attraverso il rosa e l’azzurro. Come scrive Giovanni Quaglino nel 1982: “le aggregazioni di materia primigenia, il caos ricco di enigmi e di potenzialità di sviluppo trovano ordine nell’intuizione poetica dell’artista…la tumultuosità della materia trova un freno, un superiore equilibrio nella scansione geometrica delle campiture, nel ritmico alternarsi del chiaroscuro, nell’aggregarsi armonico del colore”.
Nel 1988 il Comune di Lecce gli organizza la mostra “Onirismo e realtà nell’arte di Luigi Sergi” a cura di Giuseppe Vese e in questa occasione Sergi ripropone al pubblico opere di grandi dimensioni: "…molte opere, spesso di grandi dimensioni, spesso pluridimensionali, raccordano misteri siderali, paesaggi di volumi, compiutezza di forme, aggancio col reale e tutti in perfetta armonia, secondo moduli ben delineati da un crescendo di forme alternate e visualizzate mediante prospettiche incidenze…" (Giuseppe Vese, Lecce 1988).
Nella elaborazione di queste opere l’artista: "…rifiuta la funzione figurativa (o peggio illustrativa) del quadro: gli oggetti, le tracce figurali, che pure sopravvivono nei suoi dipinti, sono sempre decontestualizzati, proiettati in una dimensione puramente simbolica, nella quale perdono la loro ovvia semanticità per assumere un significato evocativo…in queste superfici illusionisticamente manipolate si coglie l’ambiguità di un fare pittura che, mentre tende al grado zero dei puri effetti di luce e di colore, va alla ricerca di un nuovo status semantico…per Sergi l’arte…diventa espressione di tensione e di pulsioni materiali e spirituali dalle quali l’artista non può tirarsi fuori attraverso una visione distaccata e puramente estetica" (Giovanni Quaglino).
Le opere di Sergi presuppongono sempre uno spettatore attento, pronto ad andare oltre ciò che è immediatamente leggibile, per cogliere la complessità dei segni, delle immagini e dei contesti avvolti in una dimensione quasi onirica ma, nel contempo più che mai reale, rappresentata attraverso un tecnicismo sempre più evoluto ed incisivo che permette alla sensibilità dell’artista di interpretare anche la realtà più intima e nascosta. Dalla realtà non emerge solo ciò che c’è di più intimo nell’animo, ma essa rappresenta anche ciò che è da abbattere, per andare oltre e sprigionare la libertà, aprendo la finestra. Ed è proprio il tema della finestra, metafora del coraggio ad osare spingendo lo sguardo al di là di un orizzonte banale, che sarà interpretata nel 1999 a Gravellona Lomellina, quando su committenza del comune Sergi realizza una scultura sul tema. La ricerca espressiva passa attraverso la costante tematica della sfera, corpo senza inizio né fine, carico di significati simbolici.
E’ Stefano Pistochini nel 1996 a cogliere e a sottolineare questo aspetto: “la sfera è un elemento caricato di quel dinamismo rappresentativo, considerato in quella funzione di ordine esplorativo che è notoriamente rivelazione esistenziale dell’uomo a se stesso e osmosi continua continua tra interno ed esterno”.
Ancora su questo tema Massimiliano Cesari nel 2003 nella presentazione della mostra organizzata dal comune di Gagliano del Capo (Le), “Emozioni nei colori” scriveva: “le sfere che pullulano conferiscono alle opere dinamicità scultorea, assecondando così “i capricci” dell’autore. Non è un caso, appunto, che la forma prediletta sia proprio la sfera: il solido che meglio rappresenta la perfezione del cosmo, una forma che non permette alcun ancoraggio con la realtà quotidiana, in quanto svincolata da ogni possibilità di concretizzazione tattile della propria superficie”.
La sfera rappresenta una sorta di occhio che permette un gioco di sguardi tra lo spettatore e l’opera. Sergi non ha mai smesso sin dagli anni ‘80 di riflettere sul dibattito tra la forma apparente e l’oggettivo, su di un diverso modo di vedere ciò che sta dentro e ciò che sta fuori da noi. Tale modo di penetrare la realtà si concretizza attraverso le pitto-sculture policrome e l’introduzione del rilievo nel quadro, che consente all’artista di esaltare lo spazio fino a definire più piani spaziali che si intersecano. Marco Rosci (Novara 1986) definiva il suo lavoro: "…amore della “sorpresa” scenica, dello spazio fantasticamente articolato della macchina teatrale".
Le sue opere, molte delle quali appartengono a musei, enti pubblici e a collezioni private, sono apprezzate per la costante e personale ricerca artistica. Artista instancabile (anche per l’impegno profuso nelle numerose mostre personali e collettive) Luigi Sergi ha aperto al pubblico uno spazio del suo nuovo studio, “Dentro l’Arte”, inaugurato nel 2007 con la mostra Catalogo “espressioni”, sintesi della sua attività pluriventennale. Lo spazio ospita anche la sede dell’associazione culturale “De Arte” che organizza mostre, eventi culturali e artistici.
Altre note critiche
"…Le composizioni vengono a inserirsi in una dinamica che si sviluppa e cresce in una impaginazione inattesa. Probabilmente nella intenzione dell’autore si vuole dare risalto al fatto che i segni e le cose si intrecciano e si sviluppano e crescono con il crescere della dinamica esistenziale, sia del singolo che della società."
Pierangelo Negri - 1984
"… Sergi imposta l’autonomia dello spazio pittorico come una sorta di campo vitale, di struttura autosufficiente, di spazio governato e scandito da parametri, intavolature, “campi”, superfici dotate di vitalità cromatiche e leggi statiche e dinamiche proprie…"
Marco Rosci - 1984
"… livelli spaziali diversi esprimono nei loro reperti simbologici e metaforici il richiamo di umori e fantasie ancestrali, di memorie e fabulazioni di rituali e mitografie popolari sentite negli anni e nel tramandarsi di simbolismi…Luigi Sergi possiede il dono non comune di infondere alle sue icone una naturalezza diffusa che rende chiare e dunque amabili le loro forme ma allo stesso tempo ne oscura le origini, ne insegretisce il cammino…"
Carlo Franza - 1991
"…Le sculture sono composte da parti diverse, distinte spesso l’una dall’altra dalla differente campitura cromatica. Il colore può stendersi con toni piatti e uniformi e frequente è il ricorso alla forma geometrica, che imprime un preciso rigore alla composizione; ma ogni tensione verso un nitore troppo razionale viene regolarmente smorzata dalla presenza di altri elementi. Di stampo totalmente diverso sono infatti gli interventi diretti, che la mano di Sergi lascia in alcune parti, nelle quali è più facilmente leggibile il segno personale dell’immaginazione fantastica…"
Francesca Pensa - 1995
"….frammenti di ordinaria quotidianità, umanizza edona un significato alla banlità dei nostri giorni con una tensione propositiva, costruttiva, finalizzata ad aprire nuovi varchi concettuali, nuovi passaggi mentali a proggettare, con gli uomini di buona volontà, utopie possibili. Con le sue opere Sergi ci ricorda che ciò che rende l’arte un linguaggio universale ed eterno è la sua intrinseca consapevolezza di voler superare i limiti dell’ignoto, dello sconosciuto, con la sola forza della sensibilità e il calore del sentimento e di offrire una speranza di infinito laddove la scienza sa offrire solo la fredda concretezza degli eventi, l’obbiettività della realtà e immanenza disperata".
Giovanni Cordero - 2007
"…giocate tutte sull’occhio e quindi sulla percezione, le opere di Luigi Sergi si propongono quali impronte misteriose e misteriche di grande rigore e complessità, al limite - talvolta - della metafora.
Toti Carpentieri - 2008
Opere presenti in luoghi pubblici
- Torino - Museo dell’automobile “Carlo Biscaretti di Ruffia” - opera del 2001 “Copri cerchio”
- Santa Maria di Leuca (LE) - Museum - Vito Mele- opera del 2004
- Ruffano (LE) - Pianacoteca d’arte contemporanea - opera del 1998
- Brindisi - Museo Presente - opera del 2003/04 “Vicendevolmente: si amano l’un l’altro”
- Acquarica del Capo (LE) - Atrio chiesa Cristo Re - opera del 2011
- Gagliano del Capo (LE) - Sala consigliare - opera del 2005 “La partenza”
- Gagliano del Capo (LE) - Biblioteca comunale - opera del 1984
- Borgoticino (NO) - Ingresso scuola media - pannello decorativo opera del 1981
- Gravellona Lomellina (PV) - opera del 1999 “Finestra” installata sulla parete vecchia cabina enel
- Milano - Italiaimballaggio - copertina mese di giugno 2003 “Pacco: Anna Magnani”
- Lecce - copertina del libro “Oggi e il mio domani” dell’ autrice Antonia Occhilupo dal titolo “Il sogno” - opera del 2007